Il GovernoLa storia

C’era una volta il sapore del vero, il gusto del tempo, l’arte del bene. C’era una volta e c’è ancora.

Gusta la nostra storia


Ora tu sei tra le mura di Costantinopoli, nella taverna dell’ultima Fortezza romana tra le Alpi.
Mille e più anni dopo, tra i congiurati che qui sognarono e tramarono il risorgere d’Italia.
Vi narriamo dei nostri amori per i gusti e i sapori del paradiso che abitiamo,
delle nostre passioni per il lago e le sue terre, per le donne e gli uomini che ci sono ospiti e ci donano il piacere di accoglierli e godere della loro compagnia, in questo viaggio incantato che è la Vita.

Ogni casa ha le sue fondazioni. Ogni viaggio ha un suo inizio.
Quello a cui Tu sei invitato oggi è lungo quasi 1.500 anni.
Un imperatore con la sua imperatrice, seduti sul trono a Costantinopoli, cullano il sogno di ricostruire l’impero, caduto preda dei barbari a occidente cinquant’anni prima.

Solo un uomo sarà in grado di compiere una missione così impossibile.

NARSETE

il nostro costruttore, dall’Armenia al Limes sul Lago

Armeno, nato nella parte oggi persiana della sua grande nazione, cristiano devotissimo, sarà il genio abilissimo, sempre fidato di Teodora a cui Giustiniano affiderà la più improbabile armata della storia, per completare la riconquista, iniziata da Belisario, dell’impero d’occidente caduto preda dei barbari.
A capo di un esercito di Armeni, Illirici, Eruli, Gepidi, Longobardi, Unni e Persiani distruggerà la nazione dei Goti e l’enorme esercito d’invasione Franco-Alemanno che subito dopo lo assale.

A oltre 75 anni, sarà l’ultimo generale romano a celebrare il trionfo per le vie di Roma riconquistata, restituendo la città eterna al suo impero.
“Così fervente nelle veglie di preghiera che otteneva la vittoria più con le suppliche rivolte a Dio, che con le armi della guerra.»
(Paolo Diacono Historia Langobardorum)

Tu siedi ora a Rokè di Kastro Comacino.

Sei sul Limes che Narsete costruisce a difesa di Milano, memore dell’eccidio del marzo del 539, fortifica l’Isola Comacina. Ne fa una fortezza imprendibile, ne fa una fortezza imprendibile, irta di mura e torri con le sue nove chiese e la sua Cattedrale di Sant’Eufemia. Sulle due sponde del lago dinnanzi a essa, getta i suoi “arroccamenti”, porti fortificati con cui la sua flotta blocca il lago, all’attesa invasione dei Franchi dal passo del Maloja. In realtà, caleranno da est i longobardi, prendendo Milano nel 569, senza avvicinarsi a Kastro Comacino.

L’ultima fortezza di Roma

20 anni di assedio

Per venti anni il fedele Magister Militum Francione farà di tutto il lago l’ultima fortezza romana tra i barbari invasori.
Fino allo scontro finale coi longobardi di Re Autari, in un assedio di Kastro Comacino durato sei mesi dal settembre del 587 al marzo del 588.
Scontri navali, assalti nella neve,tradimenti e disfatte, costringeranno Autari a negoziare la resa per spartire il tesoro romano qui custodito, sotterrato nel suo scrigno di marmo. Sarà questa la dote per sposare la sua regina Teodolinda.

La cittadella fortificata di Rokè e la sua sala di Governo, la taverna e le camere della sua locanda, senza più valenza strategica e militare, andranno dimenticate nel tempo.
Umili spazi che accoglieranno nei secoli dopo, pescatori e mercanti approdati ai suoi moli, viandanti indaffarati tra il nord e il sud dell’Europa, casuali visitatori delle mura inviolate, ultimo ricordo della gloria di Roma dopo la distruzione della grande fortezza.

Tutti i protagonisti di quei giorni di lotta e di sangue se ne erano andati, a Ravenna e a Lezzeno Superiore in Val Codera, nella primavera del 588; a Lezzeno di Bellano in quella fine di giugno di nove secoli fa.

Gli uomini che iniziarono il Risorgimento d’Italia

1801. 12 secoli dopo Narsete e Francione, è Francesco Bazzoni a ridare vita a ciò che rimane della fortezza sullo scoglio di roccia in riva al lago.
Compra le mura e inserisce un arco in granito su cui incide le sue iniziali e la data dentro l’accesso romano alla locanda e alla taverna. Commerciante tra il nord e il sud dell’Europa, la famiglia resta affascinata dalle “nuove idee” giunte da oltralpe. Un manipolo di sognatori pratici e uomini d’azione, che tra Loppia, San Giovanni di Bellagio e Lezzeno gettano i semi per un’epoca nuova ed il risveglio di un Italia spezzata sotto dominio straniero.

I Bazzoni, i Rezia e molti altri, nell’oscurità segreta delle notti sul lago, si radunano attorno a Francesco Melzi d’Eril il brillante politico che diverrà vicepresidente di Napoleone Bonaparte dal 1802 al 1805 nella neonata Repubblica Italiana.
Caduto Napoleone e dopo la restaurazione del congresso di Vienna, figli e nipoti di questi primi patrioti calcheranno le orme dei padri.

Ora tu siedi nelle sale dove Silvio Pellico e i figli del conte Porro Lambertenghi trovavano rifugio tra il 1819 e il 1820, quando dialogavano di sogni di riscossa con Giunio Bazzoni il poeta, Odoardo Bonelli il carbonaro sardo, Giacomo Alfredo Rezia e gli osti di casa Bazzoni.
Qui dove il Pellico passò la sua ultima notte di libertà, gettato su una coperta sotto le botti della cantina, prima dell’arresto al suo rientro a Milano, tu assapora il gusto intenso della vita. Come ogni grande e vera amicizia, anche la loro era sancita alla tavola imbandita, di vini e di sogni.

Giunio Bazzoni appena ragazzino, attenderà il suo momento, in quelle cinque giornate a Milano, dove sarà l’ultimo a ritirarsi dai bastioni di Porta Romana dopo essere stato tra i giureconsulti della città insorta.
A lui dobbiamo l’ode alla creduta morte di Silvio Pellico, che tanto scosse i cuori e diede slancio alla riscossa d’Italia nel 1825. I fiori che strinse in pugno quando il suo corpo fu rinvenuto freddo all’alba del 10 Marzo 1849, vittima dei servizi segreti imperiali, sono fioriti nel popolo e nella nazione che oggi ti accoglie, nelle sue bellezze e nel suo affetto.

La Custodia da 7 generazioni

Sul lago, le generazioni si susseguono, terminata l’unificazione d’Italia, la base segreta della carboneria milanese torna alla quieta vita di ristoro di lago.
Il ramo milanese della famiglia continua le attività di importazione di generi coloniali, gli zii portano a Trieste i loro affari.

A Trieste il nipote Riccardo Bazzoni condurrà come sindaco la terza città dell’impero Austro-ungarico dal 1878 al 1890, si narra che il giorno della sua nomina a sindaco fu trasportato a spalla dai triestini fino a piazza grande, dove donò loro la sua rosa rossa che portava all’occhiello, per il suo colore particolarmente intenso fu poi denominata Rosa Bazzoni.

Nel 1913 la costruzione della prima strada tra Como e Bellagio genera euforia nell’animo imprenditoriale di Francesco Bazzoni il 4° oste. La strada viene gettata sopra al fossato delle mura, su un terrapieno che scorre addosso alle pietre romane. Francesco e Virginia Bambina Ponisio, trasformano la vecchia Osteria ricavata nelle mura d’arme, nel piccolo ristorante Belle Epoque in stile Liberty dove oggi sei ospitato. Ancora una volta il destino si accanisce sui sogni degli uomini, prima che i turisti americani e la nobiltà europea transitino sulla nuova strada, scoppia la Prima guerra mondiale

Nonno Pietro, unico erede maschio della famiglia, per due anni viene creduto morto al fronte. I tempi a seguire saranno segnati dalla grande recessione, una guerra mondiale ancora e l’attesa di momenti migliori per Anna Maria e Francesco, i sesti nella dinastia di osti del Governo.

Pietro, figlio di Francesco, decide nel 2019 di restaurare, con cura e affetto, i muri che tanti ricordi, emozioni e dolcezza gli avevano donato.
Il giorno del Corpus Domini di quell’anno, il Governo riapre le sue porte, a ospiti che giungono da ogni parte del globo, spesso scoprendo un destino legato a filo doppio a questa casa.

L’ottava generazione: Cristina, Michele Francesco, Lucia e Lisa si sono alternati in lunghi o brevi momenti di impegno, nelle sale, nelle cucine, nelle camere del Governo. Commoventi esempi, di quell’Amore che hanno intravvisto nella loro nonna Anna Maria e che da oltre un millennio, risale dalle mura della nostra casa ad avvolgere ogni ospite.

Oggi come allora.
Rivivi la semplice gioia della vita dei nostri padri, in un angolo di paradiso, alla tavola di un ristoro, miracolosamente e misteriosamente risparmiato dal tempo.

Gusta la nostra storia che è anche la Tualasciati sfamare l’anima, come facciamo noi,
da Chi ha il vero Governo del tempo e del mondo.

C’era una volta il sapore del vero, il gusto del tempo, l’arte del bene.
C’era una volta e c’è ancora.